Verso una nuova riforma dell’Irpef per tagliare le tasse, le ipotesi in campo

Dopo l’introduzione della riforma dell’Irpef nel 2024, il governo presieduto da Giorgia Meloni, con le parole del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ha manifestato l’intenzione di procedere ulteriormente nella revisione dell’imposta sul reddito, puntando a diminuire il carico fiscale per coloro che percepiscono oltre 50 mila euro annui. Questo approccio si colloca all’interno di una strategia più ampia mirata a favore del ceto medio.

Durante un incontro dedicato alla riforma fiscale svoltosi alla Camera dei deputati il 13 marzo, il viceministro Leo ha evidenziato l’importanza di concentrarsi ora sul ceto medio, sottolineando come un reddito annuo di 55 mila euro non debba essere equiparato a una condizione di grande ricchezza, considerando l’elevato prelievo fiscale che tali redditi subiscono attualmente, superiore al 50%.

La fase iniziale della riforma fiscale, attuata a partire dal 1° gennaio 2024, ha comportato l’unificazione dei primi due scaglioni di imposta in un’unica aliquota del 23% per i redditi fino a 28 mila euro. Di seguito, le aliquote Irpef applicate nel 2024:

  • Un’imposta del 23% sui redditi fino a 28 mila euro;
  • Un’imposta del 35% per i redditi compresi tra 28 mila e 50 mila euro;
  • Un’imposta del 43% per i redditi superiori a 50 mila euro.

Secondo l’analisi condotta dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti, i maggiori beneficiari di questa riforma sono stati i contribuenti con un reddito annuo di 28 mila euro, che hanno registrato un risparmio fiscale annuale di 260 euro. Non si sono invece riscontrati vantaggi per chi dichiara un reddito annuo pari o inferiore a 15 mila euro.

La riforma ha suscitato reazioni contrastanti in diverse regioni, alcune delle quali hanno risposto con un incremento delle addizionali Irpef regionali. Con il prossimo passo della riforma fiscale, il governo mira a una riduzione delle tasse che interessi in modo più marcato il ceto medio, con possibili effetti positivi sugli stipendi a partire dal 2025.

Nella prospettiva delineata dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, il governo intende concentrarsi sulla riduzione del carico fiscale per i contribuenti con redditi superiori ai 50 mila euro annui.

Il “Corriere della Sera” riporta che la strategia futura potrebbe includere l’estensione dell’attuale fascia imponibile soggetta all’aliquota del 35%, che attualmente comprende i redditi compresi tra 28 mila e 50 mila euro, fino a raggiungere i 55 mila euro annui. Questo adeguamento, seppur contenuto, richiede un’attenta valutazione delle risorse finanziarie disponibili e l’identificazione di vie per reperire i fondi necessari.

In aggiunta, si sta valutando la possibilità di ridurre di un punto percentuale sia l’aliquota massima, portandola dal 43% al 42%, sia quella intermedia, riducendola dal 35% al 34%. Questi interventi, dal costo significativo, implicherebbero un esborso di circa un miliardo di euro per il solo abbassamento dell’aliquota intermedia.

Secondo quanto affermato dal viceministro Leo, le risorse per finanziare tali misure potrebbero derivare dall’accordo preventivo biennale che coinvolge oltre 4 milioni tra partite IVA e lavoratori autonomi, dal quale il governo auspica di ottenere alcuni miliardi di euro. Tuttavia, Leo ha sottolineato che è ancora prematuro formulare stime precise a riguardo.

Queste iniziative si inseriscono in un contesto di riforma fiscale che mira a sostenere il ceto medio e ad allentare il carico fiscale per le fasce di reddito più elevate, con l’obiettivo di stimolare la crescita economica e migliorare l’equità del sistema tributario italiano.