Nella sfera della responsabilità e dell’assistenza parentale, l’impegno congiunto di madre e padre riveste un ruolo cruciale per garantire una distribuzione equa delle mansioni domestiche e stimolare una reciproca assunzione delle obbligazioni legate all’educazione dei figli. Nonostante le iniziative intraprese per attenuare le disparità di genere, in Italia si osserva ancora un marcato disequilibrio nel coinvolgimento di genitori nella cura dei bambini.
Il congedo paternità emerge come un essenziale strumento volto a promuovere la parità di genere e l’implicazione attiva dei padri nella vita dei neonati, offrendo loro altresì la possibilità di vivere pienamente i momenti salienti della crescita dei figli. Questo paragrafo mira a esplorare in dettaglio la natura del congedo paternità, i soggetti beneficiari e le modalità di richiesta.
Congedo paternità: Analisi dei dati forniti da Save The Children
Dal report prodotto da Save The Children in occasione della Festa del Papà, basandosi sugli ultimi dati forniti dall’Inps, emerge che l’adozione del congedo paternità ha conosciuto una notevole crescita negli anni recenti. Nel 2013, appena un padre su cinque (19,26%), equivalente a 51.745 genitori, si è avvalso di questa opportunità.
Grazie a numerose iniziative di informazione e di sensibilizzazione, nel 2022 la quota di padri che hanno fatto ricorso al congedo paternità è significativamente aumentata, raggiungendo oltre il 64,02%, pari a 172.797 individui. Il profilo del padre medio che beneficia del congedo si descrive come: “Un individuo oltre i 30 anni, residente nel Nord Italia, impiegato in aziende di medie-grandi dimensioni con un contratto di lavoro a tempo indeterminato e un reddito medio-alto”.
Nonostante tale incremento sia diffuso sull’intero territorio nazionale, persistono notevoli differenze regionali. Nel Nord del Paese, i tassi di fruizione sono generalmente più alti, superando l’80% in aree come Bergamo, Lecco, Treviso, Vicenza e Pordenone.
Invece, nel Meridione e nelle isole, l’utilizzo del congedo paternità si attesta su cifre più basse, con percentuali inferiori al 30% osservate in località quali Crotone, Trapani, Agrigento e Vibo Valentia. Queste statistiche evidenziano l’importanza di continuare a lavorare per una maggiore equità di genere e inclusione dei padri nel percorso di crescita dei loro figli, sottolineando al contempo le sfide poste dalle disparità regionali.
Le analisi mostrano differenze significative relative all’età dei padri e alla dimensione dell’azienda in cui sono impiegati. Gli uomini che rientrano nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 49 anni tendono a richiedere più frequentemente il congedo di paternità.
Allo stesso modo, l’adesione a questa pratica è più marcata nelle aziende di medie e grandi dimensioni rispetto a quelle di minori dimensioni. Si evidenziano, inoltre, disparità considerevoli in base alla tipologia di contratto lavorativo, con un tasso di utilizzo superiore tra i lavoratori a tempo indeterminato in confronto a coloro che sono legati da contratti a termine o di natura precaria.
Diritto al Congedo di Paternità
Introdotta nel 2012, la normativa sul congedo di paternità prevedeva inizialmente la concessione di un giorno obbligatorio e due giorni facoltativi. Ad oggi, la legge assicura ai nuovi padri fino a 10 giorni lavorativi di congedo obbligatorio, oltre a un ulteriore giorno facoltativo, utilizzabili nell’arco temporale che va dai due mesi antecedenti ai cinque mesi successivi al parto.
L’evoluzione dei dati raccolti dall’Inps sottolinea un cambiamento significativo nell’approccio alla paternità, testimoniando una tendenza crescente all’impiego di questa misura nel tempo. È fondamentale incentivare la ripartizione equa dei doveri genitoriali fra madri e padri per superare la concezione tradizionale che vede la maternità come un impedimento all’ingresso delle donne nel mercato del lavoro.
Giorgia D’Errico, responsabile di Affari Pubblici e Relazioni Istituzionali presso Save the Children, ha messo in luce l’importanza di favorire tale trasformazione, enfatizzando la necessità di estendere il beneficio del congedo di paternità a tutte le categorie lavorative, non limitatamente ai dipendenti, e di assicurare il rispetto di questo diritto da parte dei datori di lavoro.
Ha inoltre suggerito di equiparare la durata del congedo di paternità a quella del congedo obbligatorio di maternità, una proposta che non solo avvantaggerebbe i neo-padri ma anche offrirebbe supporto alle neo-mamme, spesso alle prese con difficoltà, sensazioni di solitudine e sentimenti di inadeguatezza.
Come riportato dalle fonti ufficiali del Governo, il congedo di paternità è un diritto inalienabile che comporta una pausa lavorativa di 10 giorni per il padre lavoratore, come previsto dal decreto legislativo n. 151/2001, meglio conosciuto come “Testo unico sulla maternità e paternità”.
Tale congedo può essere fruito nei due mesi che precedono e nei cinque mesi che seguono la data prevista per il parto, sia in caso di nascita del bambino che di morte perinatale, nonché in occasione dell’arrivo di un minore in famiglia tramite adozione, affidamento preadottivo o collocamento temporaneo. L’intento principale del congedo di paternità è di stimolare una distribuzione delle responsabilità parentali più bilanciata tra i sessi e di facilitare lo sviluppo di un legame precoce tra padre e figlio.
Il congedo di paternità delineato non va confuso con il congedo paternità alternativo, previsto per circostanze particolarmente critiche legate alla salute della madre o del neonato. Con l’introduzione del decreto legislativo del 30 giugno 2022, n. 105, sono state implementate ulteriori misure di protezione per i genitori e i caregiver, tra cui la previsione di sanzioni amministrative significative, oscillanti tra 516,00 € e 2.582,00 €, per quei datori di lavoro che si rendono responsabili di atti che limitano o negano la possibilità ai lavoratori di avvalersi in maniera appropriata e libera del congedo di paternità.
Il decreto ha altresì esteso a 11 mesi la durata complessiva del congedo per le famiglie monoparentali in situazioni quali il decesso o l’incapacità dell’altro genitore o la mancata attribuzione di paternità al bambino.
Modalità di richiesta del congedo di paternità
Per fruire del congedo di paternità obbligatorio, il padre deve avere un contratto di lavoro subordinato. La procedura richiede che la domanda venga formulata per iscritto e inviata al datore di lavoro con un preavviso di almeno cinque giorni rispetto alla data prevista del parto, specificando i giorni nei quali si intende usufruire del congedo. Nei casi in cui il pagamento sia gestito direttamente dal datore di lavoro attraverso conguaglio nel settore privato, è necessario che la comunicazione dei giorni di congedo sia trasmessa allo stesso.
Per le assenze gestite tramite il sistema informatizzato aziendale, è possibile avvalersi di tale metodo per la gestione delle richieste. Qualora il pagamento del congedo sia invece affidato direttamente all’INPS, il padre interessato dovrà presentare la propria richiesta online, accedendo ai servizi web messi a disposizione dall’ente.
È possibile inoltrare la domanda anche contattando il numero verde 803 164 (senza costi da telefono fisso) o il numero 06 164 164 da cellulare. In alternativa, i lavoratori possono rivolgersi agli enti di patronato o agli intermediari dell’INPS, sfruttando i servizi telematici offerti da queste strutture.
I lavoratori impiegati presso le pubbliche amministrazioni sono tenuti a inoltrare la domanda esclusivamente alla propria amministrazione di appartenenza, rispettando le procedure stabilite. Queste indicazioni mirano a facilitare l’accesso ai diritti concessi dal congedo di paternità, garantendo ai padri la possibilità di partecipare attivamente alla vita dei propri figli fin dai primi momenti.