Videogiochi, per i docenti di inglese sono un mezzo di studio “legittimo”

La ricerca condotta dalla Bond University per l’Interactive Games and Entertainment Association in Australia offre uno sguardo intrigante sull’integrazione dei videogiochi nel contesto educativo, in particolare nelle lezioni di inglese. Questo studio mette in luce una crescente apertura verso l’utilizzo dei videogiochi come strumento didattico, riconoscendo i loro potenziali benefici nell’ambito dell’istruzione. Nonostante le opinioni degli insegnanti su come implementare efficacemente i videogiochi nelle lezioni rimangano diverse, è indiscutibile l’interesse verso l’esplorazione di questo approccio.

I videogiochi, spesso etichettati negativamente in contrasto con attività ritenute più produttive o salutari, stanno rivelando il loro valore educativo grazie a oltre quindici anni di studi. Queste ricerche evidenziano come i videogiochi possano favorire lo sviluppo di competenze quali il problem solving, l’alfabetizzazione, la creatività, il lavoro di squadra e una maggiore consapevolezza critica.

Da un punto di vista letterario, molti videogiochi presentano narrazioni complesse e personaggi ben delineati, che richiedono l’interpretazione di contesti culturali e l’applicazione di competenze analitiche e critico-interpretative, aspetti fondamentali nello studio della letteratura.

Nonostante il valore educativo riconosciuto, l’attenzione tradizionale continua a privilegiare lo studio di classici letterari rispetto all’esplorazione di trame videoludiche complesse. Tuttavia, la ricerca australiana sottolinea un cambio di paradigma, con un numero significativo di insegnanti di inglese che stanno valutando come integrare i videogiochi nelle loro lezioni.

Questo cambiamento riflette una comprensione più ampia del ruolo che i giochi possono avere nell’educazione, non solo come mezzo di intrattenimento ma come strumento capace di arricchire l’apprendimento.

L’indagine ha coinvolto 1.219 famiglie e 201 insegnanti di inglese delle scuole secondarie, evidenziando che la grande maggioranza dei giovani tra i 5 e i 24 anni si dedica ai videogiochi.

Questo dato, insieme all’interesse degli insegnanti nell’esplorare l’uso didattico dei videogiochi, suggerisce una potenziale area di crescita per le strategie educative future, mirando a un approccio più inclusivo e contemporaneo che tenga conto degli interessi e delle modalità di apprendimento degli studenti di oggi.

L’indagine condotta dalla Bond University ha fornito risultati significativi sull’atteggiamento dei docenti australiani di inglese nei confronti dell’integrazione dei videogiochi nel curriculum scolastico. Più della metà degli insegnanti intervistati, con un’esperienza lavorativa di almeno dieci anni, riconosce i videogiochi come un “tipo di testo legittimo”, paragonabile a opere teatrali, libri e poesie, con il 58,6% degli intervistati favorevole a questa visione.

Tuttavia, esiste ancora una certa incertezza, come dimostrato dal 27,4% degli insegnanti che non si sentono sicuri riguardo a questa integrazione, e un 14% che nega la legittimità dei videogiochi come testi da studiare.

L’impiego effettivo di videogiochi come materiale di studio primario rimane basso, con l’85% degli insegnanti che non li ha mai utilizzati in tale contesto e il 74% che non prevede di farlo in futuro. Insegnanti con minor esperienza tendono a essere più aperti all’idea di includere i videogiochi nel programma di studi.

La mancanza di formazione specifica su come integrare i videogiochi nell’istruzione emerge come una barriera significativa, con l’80% degli insegnanti che non ha ricevuto alcuna formazione professionale sull’argomento, nonostante il 60% abbia cercato informazioni autonomamente attraverso articoli, libri o capitoli.

Le opinioni sul ruolo dei videogiochi nell’educazione sono variegate e talvolta polarizzate. Alcuni docenti lodano i videogiochi per la loro capacità di coinvolgere attivamente gli studenti, offrendo trame complesse e promuovendo un apprendimento immersivo. Al contrario, altri critici sostengono che i videogiochi possano limitare la creatività degli studenti, eco di un dibattito più ampio che si riflette anche nei media.

Nonostante queste divergenze, solo il 30% degli insegnanti ritiene che i videogiochi debbano essere inclusi nel programma di studi. Questa cautela potrebbe essere influenzata dalla necessità di una maggiore comprensione e formazione sull’uso efficace dei videogiochi come strumento didattico.

Tuttavia, con l’ascesa dell’intelligenza artificiale e il suo impatto crescente sull’istruzione, è possibile che le opinioni e le pratiche didattiche relative ai videogiochi subiscano cambiamenti significativi nel prossimo futuro, aprendo a nuove prospettive sull’apprendimento digitale e interattivo.