Stage Gratuiti post Diploma e Laurea, si va verso l’abolizione nel 2024

Stage Gratuiti post Diploma e Laurea, si va verso l’abolizione nel 2024 – Quest’anno potrebbe segnare la fine degli stage non retribuiti per i neodiplomati e i neolaureati. Questa è una notizia positiva per coloro che attualmente svolgono attività assimilabili a un lavoro senza ricevere alcun compenso, considerando queste esperienze come parte integrante del loro percorso formativo. L’origine di questa svolta si può rintracciare in una decisione presa dal Parlamento europeo nel 2023, che ha sollecitato la Commissione Europea a rivedere e rafforzare la raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 2014.

Secondo quanto riportato dal quotidiano The Guardian, questo invito potrebbe tradursi, già nell’arco dell’anno corrente, nell’approvazione di una nuova normativa che impone il divieto di stage non retribuiti nei Paesi membri, stabilendo un compenso minimo obbligatorio.

In Italia, gli stage non sono completamente gratuiti. Grazie alle direttive stabilite nel 2023 dall’allora ministro del Lavoro Elsa Fornero, è stato introdotto un rimborso spese minimo di 300 euro. Tuttavia, se la Commissione Europea dovesse attuare le raccomandazioni del Parlamento Europeo, si potrebbe assistere a un incremento dei compensi per gli stagisti anche in Italia.

La risoluzione adottata dal Parlamento europeo nel giugno 2023 si articola in due parti distinte, riguardanti l’ambito dei tirocini:

  • Per quanto riguarda i tirocini extra-curriculari, cioè quelli non inclusi in un programma di studi, la proposta sollecita che la retribuzione degli stagisti sia allineata al salario minimo vigente nel Paese dove si svolge lo stage, o in alternativa ai minimi stabiliti dai contratti collettivi. Questo punto è particolarmente rilevante in nazioni come l’Italia, dove non esiste un salario minimo legale garantito.
  • Relativamente ai tirocini curriculari, ossia quelli che fanno parte del percorso di studi, si promuove l’idea di introdurre un certificato comune europeo. Questo documento avrebbe lo scopo di certificare le conoscenze e le competenze acquisite durante lo stage.

In aggiunta, per quanto concerne il primo punto, si richiede agli Stati membri di assicurare che i tirocini non sostituiscano il lavoro regolare, per esempio limitandone la durata. Questa misura è volta a prevenire l’abuso dei tirocini come forma di impiego a basso costo o non retribuito, garantendo una maggiore protezione e riconoscimento dei diritti degli stagisti.

La proposta avanzata dal Parlamento europeo, se adottata dalla Commissione Europea e trasformata in una specifica legislazione, porterebbe a importanti cambiamenti riguardo alle indennità di stage e tirocinio attualmente stabilite dalle diverse Regioni italiane. La principale novità sarebbe che tali indennità dovrebbero essere ricalibrate in funzione della retribuzione minima garantita dai contratti collettivi più significativi nel settore di impiego specifico.

Di conseguenza, l’ammontare dell’indennità di stage e tirocinio varierebbe a seconda del settore lavorativo, non essendo più un valore uniforme per tutti. Questo cambiamento avrebbe un impatto maggiore nelle regioni dove attualmente il rimborso spese per stage e tirocinio è fissato a livelli più bassi. Ad esempio, in Sicilia, dove l’indennità è stabilita a 300 euro, o in Veneto, dove varia tra 350 e 450 euro a seconda dell’accesso al servizio mensa del tirocinante.

Allo stesso modo, andrebbero rivisti i valori di 400 euro in Marche e Friuli Venezia Giulia, 450 euro in Puglia, Umbria ed Emilia Romagna. Tutte queste soglie, con l’approvazione della proposta del Parlamento europeo in una legge ad hoc, potrebbero subire un adeguamento e, quindi, un aumento, a beneficio degli stagisti e tirocinanti interessati.

Nonostante ci sia stato un dibattito prolungato sull’aumento delle indennità per stage e tirocini, e la risoluzione dell’Unione Europea sia stata approvata in giugno, un cambiamento immediato in questa direzione non è né imminente né garantito.

Innanzitutto, è necessario che la Commissione Europea approvi una legge specifica su questa materia. Sebbene ciò sia possibile, non è assolutamente un evento scontato. Una volta che la Commissione avrà eventualmente approvato la legge, sarà compito dei singoli Stati membri dell’UE attuare le necessarie modifiche. Questo processo richiederà tempo, rendendo improbabile che eventuali sviluppi concreti in questo ambito possano avvenire prima del 2025. Pertanto, per ora, si tratta di una questione ancora in sospeso, in attesa di ulteriori sviluppi e decisioni a livello europeo.