Stop allo smart working, ecco cosa cambia per milioni di lavoratori

Lo smart working, nonostante sia in crescita, si trova ad affrontare nuove sfide normative che ne limitano l’accessibilità. Dopo una serie di proroghe, dal primo aprile le regole per accedere al lavoro da remoto diventano più stringenti, in particolare per i lavoratori ritenuti fragili e per i genitori di minori sotto i 14 anni. Questo cambiamento arriva in un contesto in cui lo smart working, adottato massicciamente durante il picco della pandemia di Covid-19 come misura necessaria, ha registrato una crescita costante, sebbene non abbia mai eguagliato i numeri raggiunti in quel periodo.

Nel 2023, il numero di smart workers in Italia si è attestato a 3,585 milioni, segnando un lieve incremento rispetto ai 3,570 milioni del 2022, e mostrando un notevole aumento del 541% rispetto al periodo pre-Covid. Per il 2024, si prevede che il numero di lavoratori da remoto raggiungerà i 3,65 milioni, secondo le stime dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

Quest’ultimo ha anche rilevato che nel 2023 la crescita degli smart workers è stata particolarmente significativa nelle grandi imprese, dove più di un lavoratore su due opera da remoto, arrivando a un totale di 1,88 milioni di persone. Anche nelle PMI si è registrato un leggero aumento, con 570mila lavoratori che rappresentano il 10% del totale potenziale, mentre il numero è diminuito nelle microimprese (620mila lavoratori, il 9% del totale) e nelle Pubbliche Amministrazioni (515.000 dipendenti, il 16%).

Queste cifre evidenziano una trasformazione del mondo del lavoro influenzata non solo dalla pandemia, ma anche dalle potenzialità offerte dallo smart working in termini di flessibilità e bilanciamento tra vita professionale e personale. Tuttavia, la fine delle procedure semplificate rappresenta una svolta che potrebbe rendere più complesso per alcuni lavoratori accedere a questa modalità di lavoro, sollevando interrogativi su come le aziende e il legislatore risponderanno a questa nuova fase.

Il panorama lavorativo ha subito una trasformazione significativa, con lo smart working che emerge come una tendenza in espansione. Quasi tutte le grandi aziende (96%) hanno adottato il lavoro agile, implementandolo attraverso modelli strutturati e pianificando di estenderlo anche a ruoli tecnici e operativi finora esclusi, coinvolgendo il 20% delle imprese. Anche tra le PMI, il 56% ha adottato forme di smart working, spesso in maniera informale e concentrata su specifici team.

Nel settore pubblico, il 61% degli enti ha introdotto iniziative di lavoro agile, con una maggiore strutturazione nelle realtà più ampie.

Oltre agli impatti sulla produttività e sull’organizzazione del lavoro, lo smart working contribuisce significativamente alla riduzione dell’impatto ambientale. Ad esempio, lavorare da remoto per due giorni a settimana può ridurre le emissioni di CO2 di circa 480kg per persona all’anno, grazie alla diminuzione degli spostamenti e all’uso ridotto degli uffici.

Questa modalità di lavoro influisce anche sul mercato immobiliare e sull’urbanistica: il 14% delle persone che lavorano da remoto ha cambiato o prevede di cambiare abitazione, prediligendo luoghi più periferici o piccole città in cerca di una migliore qualità della vita. Ciò ha stimolato il rilancio di diverse aree del paese, insieme all’introduzione di nuove infrastrutture di connettività e spazi di coworking.

Tuttavia, non tutti coloro che lavorano da remoto possono essere considerati “veri” smart worker. Solo coloro che godono di flessibilità oraria e lavorano per obiettivi mostrano livelli superiori di benessere e impegno rispetto ai lavoratori in presenza tradizionali. Questi ultimi, a loro volta, stanno meglio di coloro che svolgono semplicemente compiti da remoto senza autonomia. Inoltre, i “veri” smart worker possono essere più esposti a tecnostress e sovraccarico di lavoro.

Il ruolo dei manager è cruciale: i lavoratori guidati da un capo che promuove obiettivi chiari, fornisce feedback regolari e supporta la crescita professionale mostrano livelli superiori di benessere e performance. Con 3,65 milioni di smart worker stimati in Italia nel 2024, si prevede un’evoluzione normativa per affrontare e migliorare questa modalità di lavoro. Una proposta legislativa relativa alla settimana lavorativa ridotta è attesa per la discussione in Parlamento, con un focus sulla qualità del lavoro e sul bilanciamento tra vita professionale e personale.