24 CFU Formativi Docenti, ecco le richieste dei sindacati

In questi ultimi mesi tra i docenti precati l’argomento più discusso e dibattuto è sicuramente quello dei 24 CFU crediti formativi universitari nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche che saranno necessari per partecipare ai concorsi pubblici dal 2018 in poi, per insegnare come docente nella scuola pubblica, al momento non è stato ancora pubblicato il decreto che metta in chiaro molti punti di questa nuova procedura dei 24 CFU, ma entro il 15 Agosto il decreto dovrebbe essere pubblicato al cui interno vi saranno tutte le istruzioni operative in merito ai 24 CFU.

Sull’argomento sono intervenuti anche i sindacati di categoria e lo scorso 31 maggio si è svolta un’assemblea alla quale hanno partecipato le sigle sindacali Link, FLC CGIL, Adam, e ADI, all’assemblea hanno preso parte anche studenti e docenti, soprattutto quelli precari che hanno chiesto chiarezza sulle ultime novità della Buona Scuola, le quali rappresentano un “notevole passo in avanti”.

Tra i punti più importanti su cui occorre fare chiarezza c’è la questione legati ai 24 CFU necessari per accedere al concorso, per i quali “non sono stati definiti i settori scientifico-disciplinari, lasciando nella totale incertezza decine di migliaia di persone”, le sigle sindacali che hanno promosso l’asemblea hanno redatto un documento inviato al Miur in cui si chiede che al più presto vengano chiariti alcuni punti essenziali per evitare lo sviluppo di veri e propri business per università ed enti privati.

A tal proposito durante l’assemblea sono state presentate alcune proposte riguardo al come dovrebbe strutturarsi il nuovo percorso per il reclutamento. Nel dettaglio, i docenti hanno chiesto che i corsi per il conseguimento dei CFU necessari siano gratuita per:

  • neo-laureati magistrali;
  • dottorandi;
  • assegnisti di ricerca.

Inoltre, è stato chiesto al MIUR di alzare la retribuzione prevista nei primi due anni di FIT, che dovrebbe essere di circa 600€ al mese. Una cifra che non garantisce la “reale emancipazione del tirocinante dal nucleo familiare”.

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