Nell’epoca dei social gravi sono i danni di foto o video pubblicati in rete sebbene pochi di essi siano fatti a fin di bene e con uno scopo ben preciso per denunciare situazioni anomale che avvengono nella nostra società, situazioni che avvengono sul luogo di lavoro, a scuola o in spazi pubblici.
Il caso che ha destato negli ultimi giorni l’attenzione è quello riguardante la pubblicazione di una foto sul popolare social network Instagram da parte di una studentessa della scuola di secondo grado, una foto che gli è costata caro visto che la studentessa si è beccato un bel sei in condotta.
La ragazzina avrebbe scattato e pubblicato una foto di un atto vandalico che si era compiuto nella sua classe e per tale motivo gli insegnanti avrebbero punito la studentessa con il sei in condotta, ma i genitori della ragazzina ha presentato ricorso al Garante. I genitori molto infuriati da tale situazione hanno sempre dichiarato che la scuola avesse utilizzato i dati acquisiti dal profilo Instagram della propria figlia, attraverso un trattamento illecito e così hanno chiesto di ottenere la conferma dell’esistenza e la comunicazione in forma intelligibile dei dati personali, con specifico riferimento ad immagini e/o video contenenti riferimenti diretti alla propria figlia minore ed acquisite dal profilo Instagram “privato” della medesima e inoltre hanno chiesto di conoscere l’origine dei dati.
In merito alla questione suscitata dalla pubblicazione di una fotografia su Instagram il Garante si è espresso respingendo il ricorso del genitore, in quanto la foto mostrata volontariamente dagli studenti agli insegnanti non possedeva visionabili né volti, né nomi”, ma solo un banco su cui era stato versato del liquido correttore al quale veniva dato fuoco e in merito la studentessa avrebbe subito dichiarato di aver scattato la foto e di averla pubblicata in rete mentre l’istituto scolastico avrebbe dichiarato di non aver mai detenuto la fotografia.