Scuola: un posto al nido costa mediamente 8.000 € l’anno, ecco i numeri

Ormai siamo nel 2021 e tantissime sono le famiglie che per sostenersi devono rimboccarsi le maniche ed essere in grado di assicurare minimo 2 stipendi per portare avanti la famiglia. Le spese per tutte le famiglie italiane sono davvero tante, e ancor di più lo sono per chi riceve un salario minimo e si ritrova a dover usufruire dell’asilo nido per i propri bambini. Sembra quasi un lusso permettersi l’asilo nido e per tal e motivo  Emmanuele Pavolini, intervenuto nell’ambito dell’incontro organizzato da rete EducAzioni, in dialogo con il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e la sottosegretaria al MEF Maria Cecilia Guerra ci tiene a trattare tale argomento.

Secondo Emmanuele Pavolini, è necessario inquadrare il sistema integrato 0-6 nell’Istruzione e garantire un target minimo di copertura in tutte le Regioni, sebbene  il PNRR dà ampio spazio agli investimenti per i servizi educativi per la prima infanzia, occorre offrire più copertura dei servizi non deve essere il 33% come media nazionale, ma bensì il 33% in tutte le regioni.

Più risorse costanti per la gestione dei servizi e l’accesso gratuito o semi-gratuito agli stessi sostiene il  professore Pavolini e afferma che al momento la prima criticità riguarda l’istituzionalizzazione del sistema integrato 0-6, un sistema restato inapplicato, e che è necessario ideare un centro apposito che si occupi di monitorare la realizzazione del sistema integrato.

Inoltre Pavolini sostiene che nel piano si specificava che la copertura doveva essere quella del 30% o 33%, con omogeneità sul territorio nazionale, ma nell’ultima versione del Pnrr forse è venuta meno questa ambizione.

I 4,6 miliardi previsti per tali progetti non bastano, ma occorre recuperare un fondo per i costi di gestione, in quanto il costo per un asilo nido costa 8 mila euro all’anno, è impensabile che le famiglie riescano a sostenere tali costi. Anche il Ministro Bianchi a tal proposito è intervenuto affermando che occorre rompere gli schemi cambiando il modo di fare scuola dall’infanzia in poi.

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