Scuola e Pensioni: sono 50 mila le domande di pensione presentate, ultime novità

Gli ultimi dati sulle domande di pensione nel mondo della scuola indicano che sono circa 50.000 le istanze pervenute per andare in pensione nel corso del 2019 attraverso la Quota 100, il numero di domande comprende il personale docente, personale ata e dirigenti scolastici, il sindacato Cisl va oltre i numeri indicano anche quali sono le motivazione che hanno spinto questi 50.000 lavoratori a presentare domanda di pensione.

Scuola e Pensioni: sono 50 mila le domande di pensione presentate, ultime novità

Il sindacato della scuola CISL oltre a fornire assistenza per le domande di pensionamento tra i sui iscritti ha anche somministrato un breve questionario dove i lavoratori dovevano esprimere i motivi che li hanno spinti a presentare domanda di pensionamento, tra le principali motivazioni che hanno spinto docenti, personale ata e dirigenti scolastici a presentare domanda di adesione alla quota 100 ci sono ragioni legate alle retribuzioni modeste e al lavoro scarsamente considerato a livello sociale.

Più della metà degli intervistati ha denunciato o un’esplicita condizione di stanchezza (22,6%), o comunque la convinzione di avere già lavorato abbastanza (29,5%). Tra quanti si dicono stanchi dell’attività svolta, si trova in primo luogo chi insegna nella scuola primaria (28,9%), seguito dal 23,1% della scuola dell’infanzia.

Secondo i questionari raccolti dalla Cisl tra le cause che appesantiscono le condizioni di lavoro, prevale la percezione di eccessiva complessità indicata nel 36,7% dei casi, mentre la difficoltà nei rapporti con le famiglie (23,2%) supera di qualche punto quella legata alla conduzione della classe (19%).

Tra i vari quesiti proposti dal sindacati c’era infine anche uno dove veniva chiesto quele poteva essere un incentivo che poteva spingere il lavoratore a restare in servizio, a sorpresa non prevale, come forse ci si poteva attendere, il desiderio di uno stipendio più alto (risposta scelta nel 30,9% dei casi), ma quello di un più significativo riconoscimento sociale del proprio lavoro, che è la risposta data dal 39,1% degli intervistati.

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