Pensioni di Marzo 2024, le Novità nel Cedolino INPS

Pensioni di Marzo 2024, le Novità nel Cedolino INPS – Nel mese di marzo, i pensionati noteranno sul loro cedolino di pensione, disponibile nell’area personale del sito dell’INPS, un importo netto leggermente inferiore rispetto a quello ricevuto nel mese precedente. Questa variazione è attribuibile principalmente all’applicazione delle addizionali comunali per l’anno fiscale 2024, calcolate in acconto, che determinano una riduzione, seppur minima, dell’importo netto della pensione. Queste si aggiungono alle altre imposte che ordinariamente gravano sulle pensioni.

È importante sottolineare che, per quanto riguarda la pensione di marzo – così come accaduto nei mesi di gennaio e febbraio – potrebbe verificarsi il pagamento di un’imposta superiore a quella dovuta. Ciò è dovuto al fatto che la ritenuta Irpef viene applicata seguendo le aliquote fiscali in vigore nell’anno precedente.

A partire dal mese di aprile, tuttavia, sarà effettuato un conguaglio che prenderà in considerazione le nuove aliquote Irpef introdotte dalla legge di Bilancio 2024. Questo processo includerà la restituzione degli eventuali arretrati dovuti ai pensionati a seguito dell’applicazione delle nuove aliquote.

Cedolino pensione di marzo: cosa aspettarsi

Nel dettaglio, ecco cosa i pensionati possono aspettarsi dal cedolino di pensione relativo al mese di marzo, pagabile effettivamente il primo giorno del mese:

  • Addizionali Comunali: L’applicazione delle addizionali comunali in acconto per il 2024 può ridurre l’importo netto della pensione. Queste addizionali variano a seconda del comune di residenza del pensionato.
  • Imposte Ordinarie: Oltre alle addizionali comunali, sulle pensioni gravano le usuali imposte, inclusa l’IRPEF, calcolate in base alle aliquote fiscali.
  • Conguaglio di Aprile: I pensionati devono essere consapevoli che solo a partire da aprile verrà effettuato il conguaglio basato sulle nuove aliquote Irpef per l’anno 2024, il che potrebbe comportare una restituzione degli arretrati per le ritenute eccessive effettuate nei primi tre mesi dell’anno.

In sintesi, il cedolino di pensione di marzo rifletterà le variazioni fiscali apportate e le imposte applicate, con un attento occhio al conguaglio di aprile che adeguerà l’importo in base alle nuove disposizioni fiscali. Queste informazioni sono cruciali per i pensionati al fine di comprendere le variazioni nel loro reddito mensile e prepararsi per i possibili aggiustamenti.

Nel rateo di pensione di marzo 2024, i pensionati si troveranno ad affrontare la trattenuta non solo delle consuete ritenute Irpef, ma anche delle addizionali regionali e comunali relative all’anno fiscale 2023, oltre alle addizionali comunali in acconto per il 2024.

Le addizionali comunali e regionali relative all’anno precedente vengono regolate in 11 rate mensili, da gennaio a novembre, seguendo un meccanismo di saldo per l’ultimo periodo di imposta.

Da marzo, inoltre, si aggiunge la trattenuta delle addizionali comunali a titolo di acconto per l’anno corrente. Questa anticipazione è calcolata come una percentuale del dovuto, specifica per ogni comune di residenza.

Ad esempio, per i residenti a Roma, dove l’aliquota comunale è fissata allo 0,90% dell’importo della pensione, da marzo verrà applicata una trattenuta dello 0,27% come acconto per il 2024. Pertanto, su un assegno pensionistico lordo di 2.000 euro, verranno detratte circa 5,40 euro.

In particolare, i pensionati residenti a Palermo e Napoli saranno tra i più impattati dall’aumento dell’addizionale comunale, che per il 2024 è stato fissato all’1,0%. Di conseguenza, la trattenuta a titolo di acconto per il 2024 sarà dello 0,30% del totale, risultando in una diminuzione di 3 euro per una pensione di 1.000 euro, e di 6 euro per una pensione di 2.000 euro.

Queste modifiche influenzano direttamente l’importo netto della pensione percepita dai pensionati, evidenziando l’importanza di essere consapevoli delle varie componenti che determinano il calcolo finale del proprio assegno mensile. La gestione di queste trattenute, incentrata sulla necessità di equilibrare le esigenze fiscali con quelle dei pensionati, riflette la complessità del sistema tributario e la sua diretta incidenza sul reddito disponibile degli individui.

L’introduzione delle addizionali comunali in acconto per l’anno 2024, che influenzerà i cedolini pensionistici fino a novembre, determina una leggera diminuzione dell’importo netto percepito dai pensionati.

Questa riduzione si somma alle altre trattenute già presenti, come le ritenute Irpef, anch’esse calcolate in acconto per il 2024, in attesa del conguaglio finale di fine anno. L’INPS, in qualità di sostituto d’imposta, applica le ritenute Irpef basandosi sulle aliquote corrispondenti al reddito del pensionato, ma fino a marzo 2024 si sono utilizzati ancora gli scaglioni di reddito e relative aliquote previsti dalla vecchia normativa fiscale.

In particolare, non è stata ancora applicata l’aggiornata aliquota Irpef, ridotta al 23% per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro, come previsto dalla legge di Bilancio 2024. Di conseguenza, i pensionati con un reddito annuo superiore a 15.000 euro hanno versato un’imposta leggermente superiore al dovuto, specificatamente del 2% sull’importo che eccede questa soglia e fino a 28.000 euro.

Questa situazione, tuttavia, è destinata a modificarsi a partire dal mese di aprile, quando verrà applicata la nuova aliquota Irpef. A seguito di questa variazione, i pensionati potrebbero notare un incremento fino a 20 euro mensili sul proprio cedolino, per coloro il cui reddito annuo è pari o superiore a 28.000 euro. Inoltre, sarà effettuata la restituzione degli importi eccedenti versati nei mesi precedenti.

Per quanto riguarda specificamente il mese di marzo, è possibile che continui la trattenuta Irpef dovuta a eventuali debiti risultanti dall’ultimo conguaglio. È importante ricordare che, per i pensionati con un reddito annuo fino a 18.000 euro e un debito Irpef superiore ai 100 euro, la rateizzazione del debito è prevista fino alla mensilità di novembre, garantendo così una distribuzione del carico fiscale più equilibrata nel corso dell’anno.