TFS e TFR Dipendenti Pubblici, ecco le Novità in arrivo nel 2024

TFS e TFR Dipendenti Pubblici, ecco le Novità in arrivo nel 2024 – Le recenti modifiche alle tempistiche di pagamento della liquidazione (Tfs e Tfr) per i dipendenti pubblici rappresentano un importante sviluppo dovuto alle sentenze che hanno dichiarato incostituzionale la disparità di trattamento tra dipendenti pubblici e privati in materia di liquidazione.

Attualmente, nei settori privati, i tempi di pagamento della liquidazione sono molto più brevi rispetto a quelli nel pubblico impiego, con un periodo medio di circa 45 giorni. Nel pubblico impiego, invece, i dipendenti devono aspettare diversi anni prima di ricevere la somma maturata.

La Corte Costituzionale, nel giugno scorso, ha ritenuto incostituzionale questa disparità e ha obbligato il governo a modificare la normativa vigente. Tuttavia, la Consulta ha dato all’Esecutivo la possibilità di apportare cambiamenti graduati, poiché un pagamento immediato di Tfs e Tfr a tutti i dipendenti pubblici potrebbe mettere a rischio la stabilità finanziaria dello Stato.

La proposta di legge presentata in Parlamento riflette questa necessità di un cambiamento graduale. Sebbene preveda una riduzione delle attuali tempistiche di pagamento, potrebbe non soddisfare completamente le aspettative di coloro che speravano in una completa equiparazione con il settore privato. Tuttavia, rappresenta un passo importante verso una maggiore parità tra i trattamenti dei dipendenti pubblici e privati in termini di liquidazione.

Le nuove norme che sono state presentate in Commissione lavoro sono di grande importanza per i dipendenti pubblici, sebbene non siano ancora ufficiali. Per comprendere appieno il significato di queste modifiche, è essenziale considerare come funzionano attualmente i pagamenti di Tfr (Trattamento di Fine Rapporto) o Tfs (Trattamento di Fine Servizio) per i dipendenti pubblici.

Attualmente, il Tfr o Tfs viene suddiviso in tranche di 50.000 euro ciascuna. Il tempo necessario per il pagamento varia in base al motivo della cessazione del rapporto di lavoro:

  • Nel caso di cessazione motivata da sopravvenuta inabilità o decesso, il pagamento avviene entro 105 giorni.
  • Nel caso di cessazione dovuta al raggiungimento del limite di età, alla scadenza di un contratto a tempo determinato o alla risoluzione unilaterale del datore di lavoro a seguito del raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata, occorrono almeno 12 mesi, con la possibilità per l’INPS di ritardare il pagamento di ulteriori 3 mesi.
  • Per tutte le altre situazioni, come le dimissioni volontarie, il tempo di attesa è di almeno 24 mesi, con la possibilità per l’INPS di ritardare il pagamento di altri 3 mesi.

Questi tempi di attesa possono essere piuttosto lunghi, specialmente quando l’importo supera i 50.000 euro. La seconda tranche e le successive vengono pagate solo nell’anno successivo. Nel 2023 è stata introdotta la possibilità di richiedere il Tfr anticipato all’INPS, pagando un tasso di interesse relativamente basso (1% più lo 0,5% per le spese di apertura).

Tuttavia, questa misura non è stata sufficiente a evitare il giudizio di incostituzionalità da parte della Corte, che ha stabilito che le tempistiche indicate violano il principio della giusta retribuzione sancito dall’articolo 36 della Costituzione.

La nuova proposta di revisione delle tempistiche di pagamento del Tfr e Tfs dei dipendenti pubblici è stata avanzata da Antonio Colucci, deputato del Movimento Cinque Stelle in Commissione Lavoro. Tuttavia, è importante notare che al momento non è possibile affermare con certezza se queste novità saranno approvate dal governo.

Il presidente della Commissione Lavoro, Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia, ha mostrato apprezzamento per la proposta, il che indica che potrebbe essere possibile un iter legislativo per l’approvazione. Tuttavia, date le implicazioni finanziarie di tali cambiamenti, è necessario considerare attentamente i dettagli della proposta.

Il disegno di legge mantiene la rateizzazione del Tfr e Tfs, ma modifica le soglie in base all’inflazione. Ciò significa che invece delle tranche di 50.000 euro ciascuna, si salirebbe a 63.600 euro. In termini di tempistiche, la proposta ridurrebbe il periodo di attesa da 12 a 3 mesi.

Questa rappresenta un primo passo verso la piena equiparazione tra dipendenti pubblici e privati, come richiesto dalla Corte Costituzionale. Tuttavia, l’ostacolo principale rimane la disponibilità di risorse finanziarie per ridurre i tempi di pagamento della liquidazione nel pubblico impiego. Sarà necessario attendere il parere del ministero dell’Economia riguardo alle risorse disponibili per implementare tali cambiamenti.

Che cos’è il TFR?

Il TFR, acronimo di “Trattamento di Fine Rapporto,” è un sistema di risparmio previdenziale presente in Italia. È conosciuto anche come “TFR” o “Trattamento di Fine Rapporto TFR.” Questo sistema obbliga i datori di lavoro a versare una parte delle retribuzioni dei loro dipendenti in un fondo previdenziale speciale, gestito dai fondi interprofessionali o dagli enti bilaterali.

Il TFR rappresenta un risparmio obbligatorio per i lavoratori, che possono accedere a questa somma di denaro al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come nel caso di un licenziamento o del pensionamento. In altre parole, il TFR è una specie di “riserva” di denaro che si accumula durante la carriera lavorativa di un individuo e che viene erogato al momento del termine del rapporto di lavoro.

L’importo del TFR è calcolato in base allo stipendio dell’individuo e al numero di anni di servizio presso il datore di lavoro. Può essere una somma significativa di denaro che i lavoratori ricevono quando lasciano il loro lavoro.

È importante notare che il TFR è un diritto dei lavoratori in Italia, ed è disciplinato dalla legge. I datori di lavoro sono tenuti a versare il TFR sui conti correnti dei lavoratori presso gli enti previdenziali competenti. Gli individui possono decidere se lasciare il TFR presso l’ente previdenziale o investirlo in forme di risparmio pensionistico alternative.

Che cos’è  il TFS?

Il “TFS” in Italia è l’acronimo di “Trasferimento Fondi Sovrannumerari.” Si tratta di un’opzione che permette ai lavoratori di trasferire parte o tutto il loro trattamento di fine rapporto (TFR) in un fondo pensionistico complementare, come un fondo pensione o una polizza assicurativa a carattere previdenziale.

L’opzione di trasferire il TFR in un fondo pensionistico complementare è stata introdotta per incentivare il risparmio previdenziale individuale e fornire ai lavoratori una maggiore flessibilità nella gestione del loro futuro pensionistico. Di solito, il TFR viene accumulato su un conto speciale gestito da un ente previdenziale, ma con l’opzione TFS, i lavoratori possono scegliere di investire questa somma in un fondo pensionistico che offre potenziali rendimenti più elevati rispetto al TFR standard.

Le principali caratteristiche del TFS in Italia includono:

  • Scelta del Fondo: I lavoratori hanno la possibilità di selezionare un fondo pensionistico complementare in cui investire il loro TFR accumulato.
  • Versamenti Periodici: Il TFR viene trasferito periodicamente dal datore di lavoro al fondo pensionistico scelto dal lavoratore.
  • Risparmio Previdenziale: Il denaro investito nel fondo pensionistico complementare viene utilizzato come parte integrante del piano previdenziale dell’individuo, contribuendo a integrare la pensione pubblica.
  • Flessibilità: I lavoratori possono decidere di trasferire solo una parte del loro TFR o l’intero importo, a seconda delle loro esigenze finanziarie e delle scelte di investimento.
  • Benefici Fiscali: In alcune circostanze, i contributi al fondo pensionistico complementare possono beneficiare di agevolazioni fiscali.

È importante notare che la scelta di optare per il TFS deve essere fatta in modo consapevole, tenendo conto delle esigenze pensionistiche personali e consultando un consulente finanziario o un esperto previdenziale per valutare le migliori opzioni di investimento e pianificazione per il proprio futuro pensionistico.