I trend dei modelli di business nel settore dell’istruzione, cosa aspettarsi nel futuro

Negli ultimi anni e, complice la pandemia di Covid-19, soprattutto a partire dal 2020, la tecnologia ha contribuito a ridefinire in maniera sempre più incisiva i tradizionali modelli di istruzione, anche in Italia. Già a partire dal 2023 e, in misura ancora maggiore, nei prossimi anni, il mondo della didattica si preannuncia sempre più digitale e personalizzato, cioè incentrato sulle specifiche esigenze del singolo studente.

Anche nell’ambito dell’istruzione, identificare il modello di business vincente è fondamentale: a tal proposito, sono proprio tecnologia e personalizzazione i trend che sembrano in grado di rivoluzionare questo settore nel prossimo futuro.

Come la tecnologia sta cambiando e cambierà l’istruzione

Negli ultimi anni abbiamo sentito tanto parlare di “didattica a distanza”, ma in futuro diventerà verosimilmente sempre più centrale il concetto di “blended learning”, che prevede al contempo forme di apprendimento di tipo tradizionale (come la didattica frontale in aula) e online a distanza, allo scopo di cogliere e sfruttare tutti i vantaggi e le potenzialità di ciascun approccio. Non si tratta solo di mescolare offline e online, ma di ricorrere a diversi strumenti tecnologici e a differenti strategie didattiche, con lo studente (a cui è richiesto un approccio proattivo) al centro del processo di apprendimento.

La vera rivoluzione, però, è e sarà l’Intelligenza Artificiale. Non a caso, nell’ottobre del 2022, la Commissione Europea ha pubblicato un testo dedicato alle linee guida etiche sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e dei dati nell’insegnamento e nell’apprendimento da parte degli educatori, allo scopo di aiutare quest’ultimi a comprendere il potenziale che tali risorse possono avere nell’istruzione, ma anche per fare in modo che aumenti la consapevolezza sui loro possibili rischi.

Solo poche settimane dopo, nel dicembre del 2022, l’Unesco ha organizzato il Forum mondiale dell’UNESCO sull’ Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence-AI) e l’Educazione, dal titolo “Guidare l’IA per dotare gli insegnanti e trasformare l’Educazione”.

In Italia, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, in un suo intervento pubblicato sulle pagine di ‘La Repubblica’ alla metà del mese di gennaio 2023, ha aperto la porta all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nelle scuole italiane, seppur “con ragionevole cautela”.

Secondo il ministro Valditara, l’IA è uno strumento che va “gestito” e per il quale il ruolo dell’insegnante come guida rimane “fondamentale”. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, a ogni modo, ha sottolineato che l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale può fornire agli studenti un riscontro rapido e personalizzato su quanto da loro svolto e può aiutarli a focalizzarsi sui loro punti di forza e obiettivi educativi. Il ministro Valditara ha menzionato anche l’importanza dell’uso di apparecchiature tecnologicamente avanzate come i robot educativi, utili ad aumentare l’interattività dell’esperienza scolastica degli studenti.

Come si evince anche dalle parole del ministro italiano, l’Intelligenza Artificiale va di pari passo con ii concetti di Adaptive Learning e personalizzazione dell’istruzione. Approfondiremo meglio questo aspetto nelle prossime righe.

Verso un’istruzione sempre più personalizzata

Sulla scia di quanto detto in precedenza, anche per merito dell’Intelligenza Artificiale sarà possibile sempre più frequentemente sviluppare percorsi di apprendimento personalizzati e proporre allo studente i moduli formativi in una sequenza non prestabilita, bensì in grado di adattarsi al suo preciso livello di conoscenza.

A questo proposito è necessario evidenziare cosa distingue i concetti di didattica individualizzata e didattica personalizzata: nel primo caso, le strategie didattiche differenziate per gli alunni prevedono, in ogni caso, il raggiungimento di un obiettivo comune, mentre la didattica personalizzata, invece, calibra sulle precise esigenze del singolo alunno sia le strategie di insegnamento che gli obiettivi didattici.

In questa direzione (ma non solo) va la decisione del ministro dell’Istruzione del Merito Giuseppe Valditara di introdurre nelle scuole italiane la figura del docente tutor, cui spetta il compito, assieme agli altri insegnanti, di seguire in special modo i ragazzi con difficoltà di apprendimento ma anche quelli più bravi, che potrebbero avere bisogno di accelerare il loro percorso di apprendimento.

È opportuno, a questo punto, far chiarezza anche sul concetto di plusdotazione, sempre più centrale nel dibattito riguardante la ricerca di nuovi modelli di business legati all’istruzione e alla didattica.

Gli studenti plusdotati sono quelli che mostrano (o hanno le potenzialità per mostrare) abilità sorprendenti, superiori a quelle dei loro pari, in alcune specifiche aree e in determinati momenti, anticipati rispetti al target di sviluppo.

Individuarli all’interno della classe non è impresa semplice, anche perché la plusdotazione cognitiva non è una condizione fissa e immutabile: se non alimentata nel modo giusto, infatti, gli studenti rischiano di perdere, totalmente o parzialmente, il loro potenziale, col rischio di veder sorgere o rendere più frequenti atteggiamenti di noia o disagio. Da qui, è diventata sempre più chiara, anche in Italia, la necessità di prevedere per gli studenti plusdotati un approccio didattico specifico finalizzato a riuscire a stimolare in modo adeguato il loro potenziale, attraverso attività creative e metodologie innovative.

Le opportunità nel campo dell’istruzione, insomma, sono ampie e i fattori su cui incentrare i nuovi modelli di business sono già chiari, ma adesso serve tradurre tutto ciò in realtà o, per dirlo con le parole degli esperti di B-Plannow.com, serve “trasformare l’innovazione ideata in proposta di valore organizzata”.