Reddito di cittadinanza sospeso a 50mila famiglie, Ultime Notizie

Secondo le ultime notizie e novità dell’ultima ora il reddito di cittadinanza sarebbe stato sospeso a circa 50.000 famiglie, la notizie arriva direttamente dall’INPS che negli ultimi mesi ha avviato una serie di controlli su moltissime domande e precettori del reddito di cittadinanza, nell’articolo vediamo quali sono i motivi della sospensione del reddito e quali altre novità sono in arrivo da gennaio 2023.

Reddito di cittadinanza sospeso a 50mila famiglie, Ultime Notizie

Il reddito di cittadinanza è sempre più al centro dell’attenzione politica, da un lato il Governo Meloni che ha tutta l’intenzione di riformarlo profondamente, con le novità che partiranno già da Gennaio 2023 soprattutto per coloro che sono abili al lavoro, sul fronte apposto in prima linea Conte con tutto il movimento 5 stelle cha ha dichiarato battaglia contro le modifiche introdotte dal Governo.

Nel frattempo, almeno per ora, il reddito continua ad essere pagato, ma nelle ultime settimane sono stati attivati controlli da parte dell’INPS che hanno bloccato moltissime domande o hanno sospeso il reddito a chi già lo percepiva.

Secondo le ultime notizie sarebbero circa 50.000 le famiglie a cui è stato sospeso il pagamento del sussidio mensile, per queste famiglie sono in corso delle ulteriori indagini e accertamenti e quindi, nel caso in cui le verifiche corroborassero la veridicità di quanto dichiarato il reddito tornerà ad essere trasmesso alle 50 mila famiglie, nel caso in cui invece queste si dimostrino false, il reddito di cittadinanza sarà immediatamente sospeso.

Allo stesso tempo l’INPS fa sapere che durante i primi 10 mesi del 2022 sono state respinte 240.000 richieste di reddito, le indagini che prima l’INPS faceva dopo aver approvato la domanda ora vengono effettuate prima di approvarle, in particolare i controlli che l’INPS effettua riguardano:

  • la mancanza del requisito della residenza in Italia;
  • false o omesse dichiarazioni riguardo la posizione lavorativa dei componenti del nucleo familiare;
  • false dichiarazioni circa la composizione del nucleo familiare.

Alla luce di queste indagini è chiaro che l’aria che tira intorno al reddito di cittadinanza è cambiata, ed altre novità sono in arrivo a partire da Gennaio 2023, la normativa che ha introdotto il reddito di cittadinanza suddivide la platea dei beneficiari in due categorie: gli occupabili e i non.

Sulle persone occupabili il governo ha incentrato la quasi totalità delle novità e modifiche i quali rischiano di perdere il diritto alla misura nell’immediato futuro.

Nel dettaglio, l’occupabilità di un soggetto è data dall’età anagrafica nonché dalle condizioni di salute, come pure dallo stato sociale. Chiariamo, secondo normativa, sono occupabili – ai fini del reddito di cittadinanza – i soggetti:

  • di età compresa tra i 18 anni (compiuti) e i 65 anni (non compiuti);
  • con uno stato di salute che non impedisce lo svolgimento delle mansioni proprie all’attività lavorativa. Ad esempio, non sono occupabili gli invalidi con capacità lavorativa ridotta di almeno il 45%, come pure le donne in gravidanza;
  • che non svolgono già un’attività lavorativa, sia come autonomi che come subordinati;
  • che non frequentano un corso di studi o di formazione, purché quest’ultimo preveda il conseguimento di un titolo riconosciuto a livello regionale.

Stando alla definizione data dal decreto 4/2019, poi convertito in legge n. 26/2019, sono occupabili coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 64 anni e non rientrano in una delle condizioni di esonero ed esclusione.

Nel dettaglio, sono esonerati dal rispetto degli obblighi fissati dalla normativa coloro che:

  • si prendono cura di uno o più minori di 3 anni;
  • si prendono cura di un componente con grave disabilità;
  • lavorano, percependo un reddito inferiore a 8.174 euro nel caso di reddito da attività da lavoro subordinato, 5.500 euro per le attività di lavoro autonomo;
  • frequentano un corso di formazione valido al conseguimento di una qualifica professionale regionale;
  • sono occupati in un tirocinio di formazione od orientamento;
  • donne incinte;
  • frequentano un corso di formazione valido al conseguimento di una qualifica professionale regionale;
  • stanno prendendo parte a un’altra politica attiva.

Sono esclusi, invece, coloro che:

  • percepiscono una pensione diretta;
  • hanno più di 65 anni;
  • hanno un reddito da lavoro dipendente superiore a 8.174 euro annui;
  • hanno un reddito da lavoro autonomo superiore a 5.500 euro annui;
  • non sono inclusi nella scala di equivalenza (quindi non percepiscono, di fatto, il RdC): questo vale, ad esempio, per i detenuti e per i ricoverati di lunga degenza;
  • hanno un’invalidità di almeno il 45%.