Più 100 e lode al Sud, ma per le Prove Invalsi i migliori studenti sono al Nord

La decisione di inserire i risultati delle Prove INVALSI nel curriculum dello studente, prevista dal recente “Decreto PNRR” approvato dal Governo, ha sollevato non poche polemiche nel mondo dell’istruzione. Questa mossa è interpretata da alcuni come un tentativo di equilibrare la distribuzione dei voti di maturità, reputati talvolta troppo generosi, soprattutto in alcune regioni del Sud Italia, in contrasto con i risultati meno lusinghieri evidenziati dalle prove INVALSI.

Le statistiche mostrano, infatti, che le regioni meridionali tendono a registrare percentuali più elevate di studenti con punteggi massimi agli esami di Maturità, situazione che si inverte drasticamente quando si analizzano i risultati delle Prove INVALSI, con il Nord Italia che evidenzia migliori performance in materie chiave come l’Italiano, la Matematica e l’Inglese.

Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, sottolinea che la discrepanza tra i risultati degli esami di Maturità e le Prove INVALSI potrebbe non essere completamente giustificata dal fatto che si tratti di due metodi di valutazione differenti. L’esame di Maturità valuta il percorso quinquennale dello studente in modo olistico e include valutazioni soggettive da parte dei docenti, mentre le Prove INVALSI mirano a una valutazione più oggettiva e confrontabile delle competenze di base.

Tuttavia, non tutti concordano sul fatto che l’inclusione dei risultati INVALSI nel curriculum dello studente rappresenti un miglioramento. La CGIL scuola, ad esempio, critica questa decisione, temendo che possa rafforzare eccessivamente il ruolo delle prove nazionali nella valutazione individuale degli studenti, snaturando la funzione originaria dell’INVALSI come ente di ricerca e sovrapponendosi alla prerogativa docente nella valutazione degli alunni.

La decisione di reintegrare i risultati delle Prove INVALSI nel curriculum studentesco, pur essendo stata posticipata fino ad oggi, era in realtà prevista fin dalla sua introduzione nel 2017, sotto il Governo Fioroni.

Questa misura era parte di un più ampio progetto di riforma dell’esame di Maturità che mirava ad arricchire il curriculum dello studente con un’ampia gamma di esperienze, dalle attività sportive al volontariato, passando per il PCTO. La controversia attuale riflette dunque non solo le tensioni tra diversi approcci valutativi, ma anche la complessità dell’adeguamento a cambiamenti normativi in un contesto educativo in evoluzione.