Scuola: Per la Cassazione insultare uno studente non è più reato

Molto spesso il rapporto tra studenti e docenti non è sempre facile, i ragazzi di oggi spesso non rispettano il ruolo del docente, non danno nessuna importanza alle regola delle buone maniere e dell’educazione, il risultato è il verificarsi di episodi molto spiacevoli di studenti che deridono i docenti in alcuni casi si arriva anche allo scontro fisico.

Non c’è nulla di più negativo sotto il profilo scolastico, quando si verificano episodi del genere significa che l’istituzione scuola ha fallito nel suo scopo di educare i giovani.

Su questo tema nelle ultime settimane c’è stata una sentenza importante che farà sicuramente discutere, la cassazione infatti ha stabilito che non è più reato penale insultare uno studente con parole come “deficiente” o “stupido”.

Ma andiamo con ordine e vediamo in che modo la cassazione è arrivata a pronunciare questa sentenza.

La denuncia era partita da due genitori di uno studente di scuola elementare il quale era stato apostrofato con le parole “deficiente” e “stupido” dalla propria insegnante, in primo e secondo grado la maestra per ciò era stata condannata.

La cassazione però non è stata dello stesso parere, in primis perchè il reato di ingiuria è stato recentemente depenalizzato.

Il legale che ha difeso la maestra avevo argomentato la difesa della sua assistita affermando che le precedenti sentenze non tenevano conto delle perenni provocazioni a cui la maestra era sottoposta a causa della mancanza di disciplina dello studente e dell’intera classe.

La sentenza, inoltre, non solo decreta l’impunità della donna dal punto di vista penale, ma implicitamente cancella anche le pendenze civili.

Questo perché la legge stabilisce che quando un giudice dichiara che un reato non è più tale, deve revocare anche i capi della sentenza che riguardano l’aspetto civile dell’atto compiuto.

La decisione della cassazione non è stata influenzata più di tanto dalla difesa del legale, la decisione fondamentalmente è stata presa per la depenalizzazione del reato di ingiuria (che non costituisce più reato) anche se fatto nei cofronti di un bambino.

Questa sentenza (n. 12768/2017 della Cassazione) creerà un precedente importante per tutte le future cause che avranno come oggetto l’ingiuria.

La maestra dal suo canto non avrà alcun tipo di conseguenza per i suoi comportamenti nei confronti del suo studente, nonostante l’offesa all’onore e al decoro del bambino fosse stata riconosciuta dai tribunali di primo e secondo grado.

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