Insegnante di sostegno, lettera alla Ministra Fedeli

Sul web e soprattutto sui social come Facebook la categoria del docenti è davvero molto attiva, esistono moltissimi gruppi con centinaia di migliaia di docenti di ruolo, precari ed aspiranti, gruppi che svolgono un ruolo fondamentale soprattutto per chi cerca assistenza o vuole risposte a dubbi ed incertezze.

I gruppi spesso vengono usati anche come sfogo, per esprimere le proprie idee sul mondo della scuola e per proporre idee innovative, oggi all’interno di uno di questi gruppi abbiamo letto una lettere indirizzata al Ministro dell’Istruzione Fedeli da parte di un docente di sostegno, l’abbiamo letta e ne condividiamo il pensiero del docente e per questo la riproponiamo qui all’interno del nostro sito, ecco quanto scritto dal Docente alla Ministra:

Gentile Sig.ra Ministra Fedeli, mi permetta di scriverle alcuni pensieri.  Sono un insegnante di sostegno, la mia ragazzina si chiama L…, il nome non lo scrivo perché a lei e a tutti i “dotti, medici e sapienti” del Miur, non gliene importa nulla del nome della mia ragazzina, non gliene importa nulla dei ragazzini, a voi importa fare le riforme, i FIT, i TFA i PAS, le leggi, i decreti, le norme. A voi non importano le persone. E si che la scuola si rivolge alle persone, sono loro gli utenti del nostro e, mi permetto, del vostro servizio professionale.

Gentile Ministra, volevo farle presente che sono su sostegno perché l’ho deciso io, rinunciando alla nomina sulla mia materia per fare questa esperienza, convinto che per essere un buon insegnante serve innanzitutto l’esperienza, più che cfu, corsi e concorsi. L’esperienza che lei, mi permetta, non ha, l’esperienza che nemmeno tanti scalda sedie del ministero non hanno… altrimenti non mi spiego il trattamento che state riservando alla scuola pubblica del nostro paese.

Comunque non si preoccupi, le mie parole non contano nulla, nemmeno il sottoscritto conta nulla, in quanto un reietto di terza fascia, che per avere una minima garanzia di stabilizzazione nel lavoro che fa da una decina d’anni, dovrà sottoporsi ad astrusi passaggi attraverso concorsi, tirocini e FIT. E quindi, da reietto di terza fascia, non ho abilitazione, non ho specializzazione, non ho nulla in più che tanta esperienza e la voglia di fare questo lavoro, che voi continuate a trattare male.

Ma, gentile Ministra, alla mia ragazzina, che si chiama L… ma fa niente, non importa nulla se io non ho i titoli che voi pretendete. Anzi, vi dirò di più, ha cominciato a parlarmi, a raccontarmi, a sorridermi, e l’altro giorno mi ha salutato battendo il cinque. E questa è stata la soddisfazione più grande, alla faccia sua e di tutti i “dotti, medici e sapienti” che le sorreggono la sedia.

Sebastiano Sandri

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