Ultime Novità sulla Riforma Pensioni 2019 e Quota 100

Continua lo scontro sulla Riforma delle Pensioni 2019, stando alle ultime Notizie di questi giorni il Presidende dell’INPS Boeri avrebbe attaccato la Quota 100 affermando che non ci sono le condizioni per poterla attuare, ciononostante sia Salvini che Di Maio tirano dritto, la Riforma delle Pensioni verrà completata entro Natale 2018 e verrà inserita in un decreto legislativo ad hoc insieme al reddito di cittadinanza.

Riforma Pensioni 2019: il sistema delle Finestre per andare in pensione

Secondo il M5s e il Ministro Di Maio il fatto che la riforma delle pensioni non sarà inserita insieme alla manovra non porterà ad uno slittamento dei tempi di introduzione che secondo il Ministro non sarà prima di Febbraio, nei primi 3 mesi partono quota 100 e reddito di cittadinanza”, che “saranno legge alla fine del 2018”, ha detto Di Maio.

In queste settimane si è parlato molto anche del sistema delle finestre e pare che al momento sia confermato, si parla di 4 finestre per ogni anno per i dipendenti privati e a due per i dipendenti pubblici, ecco come saranno le finestre:

  • Per i lavoratori del settore privato ci sarà una finestra ogni tre mesi.
  • Per i dipendenti pubblici ci sarà una finestra ogni sei mesi.
  • Per il personale della scuola ci sarà solo una finestra all’anno.

Per quanto riguarda i lavoratori del settore privato, la prima finestra dovrebbe essere ad aprile 2019, la seconda a luglio, la terza ad ottobre e la quarta a gennaio 2020. Non è chiaro però se questo schema sarà ancora valido.

Quota 100: in pensione dal 2019 ma con riduzione dell’assegno, ecco le novità

Una delle ultime novità riguardante la Quota 100 e i pensionamenti a partire dal 2019 sono le probabili riduzione sull’assegno di pensione che i lavoratori si troveranno, stando ai dati diffusi chi sceglierà di lasciare il lavoro ci sarà una riduzione dell’importo della pensione lorda – rispetto a quella che si sarebbe ottenuta restando in attività – una riduzione che può andare dal 5% fino a oltre il 30% nel caso il lavoratore lasci il lavoro circa sei anni prima.

E’ giusto evidenziare che queste penalizzazioni non sono frutto dell’attuale governo Lega-5 Stelle ma è semplicemente l’effetto della minore contribuzione rispetto a quella piena.

In pratica il problema è legato al sistema pensionistico che non è più sganciabile dall’aspettativa di vita per tanto anticipare di quattro anni l’uscita dal lavoro non può risultare indolore per il lavoratore che diventerà poi pensionato, sulla questione sono state fatte anche delle simulazioni e delle proiezioni, vediamo cosa ci dicono.

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