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Avvocato Consulente Marchi: Quale strada intraprendere

Pubblicato il 13 Agosto 2018

Il mercato legale italiano è in continua evoluzione e allo stato attuale tende a valorizzare sempre di più figure professionali altamente qualificate e specializzate, capaci di spiccare in un panorama caratterizzato da un sovraffollamento degli operatori.
In particolare, in tempi recenti ha iniziato ad acquisire una sempre maggiore rilevanza un settore economico che offre importanti opportunità di carriera e avanzamento lavorativo: quello della tutela della proprietà industriale.

Specialmente nel Nord Italia, hanno iniziato a proliferare gli studi professionali che mettono la propria preparazione e le proprie competenze a disposizione di un ramo del diritto che, nell’epoca in cui viviamo, richiede un grado di attenzione e protezione elevato (si pensi a fenomeni come quello della contraffazione, o del parassitismo o ancora della imitazione servile e a qualunque forma di concorrenza sleale capace di compromettere la creatività e l’inventiva di un soggetto).

La strada per diventare un avvocato esperto di registrazione di marchi o un consulente in proprietà industriale segue percorsi ben delineati che, se arricchiti di esperienze altamente formative, garantiscono un ruolo di spicco nel mercato del lavoro ed un futuro florido.
Vediamo nel prosieguo quali sono le tappe d’obbligo per chiunque abbia intenzione di approcciarsi a questo tipo di carriera e tutti gli accorgimenti che possono fare la differenza assicurando un successo duraturo e incontrastato.

Le figure professionali

Innanzitutto è utile fissare alcune nozioni principali che stanno alla base della fitta compagine del diritto della proprietà industriale, attinenti in questo caso alle figure professionali che vi operano. Il richiedente della registrazione di un marchio non ha l’obbligo di demandare la consulenza di un esperto di settore, ma data la complessità della materia è auspicabile essere seguiti passo per passo da un professionista, per evitare che la tutela a cui si ha diritto risulti in qualche modo compromessa.

I liberi professionisti che si occupano di curare gli interessi di persone fisiche e giuridiche negli adempimenti richiesti dalla normativa relativa a brevetti (per invenzioni e modelli di utilità) e marchi (per disegni, modelli e indicazioni geografiche) sono di diverse tipologie.

Possono rappresentare i soggetti che siano a ciò interessati consulenti iscritti presso appositi albi o avvocati specializzati in materia di registrazione dei marchi, come previsto dal Codice della Proprietà industriale.

Il Consulente in proprietà industriale

Nel primo caso, si parla proprio di Albo dei Consulenti in Proprietà Industriale, la cui iscrizione è subordinata al superamento di un Esame di Stato apposito. Tale albo è diviso in due sezioni distinte, quella dei brevetti e quella dei marchi, di nostro interesse in questa sede.

Per poter accedere all’una o l’altra sezione è necessario innanzitutto aver conseguito una laurea almeno triennale o un titolo di studio universitario equipollente conseguito in un qualunque Stato estero. Per quanto riguarda il ramo dei brevetti, sono considerati percorsi accademici propedeutici quelli focalizzati principalmente su discipline tecniche e scientifiche (ingegneria). Per quanto riguarda invece la sezione dei marchi, gli studi universitari maggiormente consigliati sono quelli giuridici. E’ possibile completare il percorso accademico anche attraverso l’iscrizione ad università telematiche che siano riconosciute dal MIUR.

In entrambi i casi, una volta conseguito il titolo, è necessario portare a termine un periodo di praticantato documentato ed effettivo della durata di due anni presso uffici, società o servizi specializzati nell’ambito della proprietà industriale. La durata del tirocinio è abbassata a diciotto mesi qualora il candidato a divenire consulente dia prova di aver frequentato con esito positivo un corso di formazione specializzata.

Arrivati a questo punto, l’unico ostacolo rimasto da superare per poter accedere alla professione e al suo esercizio è l’esame di abilitazione alla professione di avvocato consulente marchi.

L’Ordine dei Consulenti ha portata nazionale e non sono attivate sue sezioni territoriali. La sovrintendenza è affidata ad un Consiglio composto di dieci membri eletti a cadenza triennale dall’Assemblea degli iscritti.

L’avvocato consulente in materia di marchi

L’altra figura professionale operante nel settore e qualificata a fornire supporto legale e giudiziale in materia di deposito del marchio, è come si è detto, l’avvocato specializzato.

La carriera forense è uno degli sbocchi professionali a disposizione dei laureati in giurisprudenza, che viene scelto con affluenza costante: in Italia si conta un numero di avvocati attivi che supera abbondantemente la soglia dei duecentomila.

Questo dato contribuisce a rendere sempre più competitivo e consapevole l’approccio di chi decide di intraprendere questo percorso, talvolta complesso ma capace di aprire le porte ad una vita professionale soddisfacente e a condizioni reddituali interessanti (anche se gli onorari non sono più quelli di un tempo).

Vediamo qui di seguito qual è il cammino da intraprendere per conquistare il titolo di avvocato.

La laurea in giurisprudenza

Come è noto e come si è detto, la prima condizione necessaria da soddisfare è aver ultimato gli studi di giurisprudenza, col conseguimento di una laurea magistrale al termine di un percorso complessivo della durata di cinque anni (che ha sostituito il percorso di laurea vecchio ordinamento). Non è richiesto un voto minimo di laurea per l’accesso alle altre fasi dell’iter.

La pratica forense

Alla formazione accademica segue un periodo di pratica forense (o tirocinio legale) da effettuarsi presso lo studio professionale di un avvocato (il cosiddetto dominus) che risulti iscritto all’albo dell’Ordine degli avvocati da un minimo di cinque anni. Per quanto riguarda i numeri fondamentali del praticantato occorre ricordare che esso deve avere una durata di diciotto mesi (per i primi sei mesi si ha diritto ad un rimborso spese; dopo i primi sei mesi è possibile che venga riconosciuta una indennità) e che il praticante deve presenziare ad almeno venti udienze del dominus per ogni semestre effettuato. Le partecipazioni in tribunale da parte dell’aspirante avvocato vanno di volta in volta annotate nel verbale dell’udienza e sul libretto della pratica.

Anche quella della pratica forense è una tappa ineludibile, ma è comunque possibile far scendere la sua durata a dodici mesi: è ciò che succede nei casi in cui il candidato si iscriva ad una scuola di specializzazione con conseguimento del relativo diploma. Oltretutto, è anche possibile svolgere parte della pratica forense (in particolare per un massimo di dodici mesi) presso il Comune o un Ente pubblico o l’Avvocatura dello Stato; i restanti sei mesi di tirocinio saranno da svolgere regolarmente presso uno studio legale.

Oggi lo svolgimento della pratica forense non è incompatibile con quello di un lavoro subordinato pubblico o privato, ammesso che la pratica sia assidua (e risponda al minimo previsto delle quindici ore settimanali), diligente e rispettosa delle norme di deontologia professionale e sia accompagnata dalla frequenza obbligatoria di corsi di formazione e aggiornamento.

Ultimato il primo anno di pratica, l’aspirante avvocato ha la possibilità di avanzare, a fronte di un costo, domanda di iscrizione al Registro dei Praticanti Abilitati. In tal modo, per determinati tipi di cause, il praticante potrà agire in giudizio senza che sia necessaria la presenza del proprio dominus.

L’esame di abilitazione alla professione

Anche in questo caso, al termine del percorso formativo, per l’accesso alla professione occorre superare con profitto un esame abilitante (per cui non sono previsti limiti di età o di numero di tentativi in caso di bocciatura).

Esso si articola in tre prove scritte (rispettivamente la redazione di due pareri legali in materia civilistica e penalistica, e la redazione di un atto giudiziario in risposta ad un quesito a scelta tra tre alternative in materia di diritto amministrativo, diritto penale e diritto privato) e in una prova orale (consistente in un colloquio della durata di circa un’ora vertente sulla discussione degli scritti e su cinque materie scelte dall’aspirante avvocato. La prova orale si tiene davanti ad una commissione composta di avvocati, giuristi, magistrati o professori universitari).

L’iscrizione all’Albo e alla Cassa Forense

Al superamento dell’esame segue l’iscrizione all’Albo presso l’Ordine di appartenenza (e la contestuale iscrizione alla Cassa di Previdenza degli Avvocati), con giuramento in Tribunale in occasione di un’apposita cerimonia e con conseguente iscrizione al Consiglio dell’Ordine del circondario di appartenenza. E’ inoltre necessaria l’apertura di partita IVA per esercitare la professione.

L’avvocato specializzato in proprietà industriale: le qualità che fanno la differenza

Quanto detto vale in via generale per l’accesso alla professione di avvocato. Per quando riguarda l’esercizio della professione forense legato alla consulenza in materia di marchi occorre fare un discorso a parte. Come si è accennato, sono richieste figure sempre più specializzate e sempre più competitive. E’ pertanto necessario avere competenze e conoscenze da far valere in più rispetto agli altri, in modo da potersi distinguere ed essere in grado di rivestire un ruolo di responsabilità nel mercato legale ed economico di riferimento.

Il primo dato preso in considerazione è sicuramente quello della formazione accademica. In genere parte con un certo vantaggio la persona che ha conseguito la laurea in un tempo non superiore a cinque anni e con un punteggio di almeno 105/110, possibilmente in uno tra gli atenei più accreditati sul territorio nazionale.

Poiché la formazione deve essere altamente specializzata, una strada da intraprendere è quella dei master o dei corsi post-lauream in materia di proprietà industriale, meglio ancora se all’estero, o ancora quella di un internship anche di pochi mesi presso un’importante azienda internazionale. In particolare, si consigliano esperienze in paesi anglofoni, in modo da poter apprendere con scioltezza la terminologia giuridica inglese e da utilizzarla fluentemente, come è richiesto dalle grandi società operanti nel settore della tutela dei marchi e dei brevetti.

Non va poi sottovalutato il discorso relativo alle cosiddette hard skills (competenze tecniche che è necessario acquisire e dimostrare) e soft skills (capacità di relazione interpersonale). Con riguardo alle seconde, bisogna infatti tenere a mente che l’avvocato consulente in materia di marchi lavorerà in un team e che devono essere presenti in lui spiccate doti di flessibilità e adattabilità,oltre che di problem solving.

Completano il profilo una costante ricerca di apprendimento e di crescita, una propensione all’aggiornamento costante e un impegno mirato a rimanere al passo coi tempi. In particolare nel settore della proprietà industriale e della registrazione dei marchi occorre essere sempre aggiornati sulle nuove tendenze e le nuove tecnologie che prendono piede sul mercato, in quanto il mondo informatico e virtuale è sempre più imprescindibilmente legato e talvolta sovrapposto a quello dell’inventiva e della creatività in termini di marchio e brevetto.

Filed Under: News Università

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