Assegno Inclusione Febbraio, respinte +180.000 domande, date di pagamento

Assegno Inclusione Febbraio, respinte +180.000 domande, date di pagamento – L’INPS ha rifiutato oltre 180.000 richieste per l’assegno di inclusione, secondo quanto rivelato dai dati diffusi dal Ministero del Lavoro il 16 febbraio 2024. Questo elevato numero di domande respinte segna una significativa fase di transizione dall’ormai sostituito reddito di cittadinanza a questo nuovo strumento di sostegno economico.

Le ragioni principali per le quali tali domande non sono state accettate includono: un valore dell’ISEE che supera il limite massimo consentito per accedere al beneficio, redditi che eccedono la soglia stabilita, e l’assenza della necessaria dichiarazione lavorativa tra i documenti presentati.

Questi controlli preventivi, condotti attraverso una piattaforma gestita in collaborazione con l’INPS, hanno l’obiettivo di assicurare che il sostegno finanziario raggiunga effettivamente chi si trova in condizioni di bisogno, evitando abusi o accessi indebiti al sistema di welfare.

Per coloro i cui richieste sono state respinte a causa di incongruenze o errori nei requisiti d’accesso, sarà data la possibilità di richiedere un riesame della propria posizione. A partire dal 27 febbraio 2024, l’INPS metterà a disposizione un canale attraverso il quale sarà possibile presentare tale richiesta, entro un termine di 30 giorni dalla comunicazione dell’esito negativo della domanda iniziale.

Questa opzione di riesame rappresenta una seconda chance per i richiedenti di dimostrare la propria idoneità al beneficio, permettendo così di correggere eventuali errori o di fornire documentazione aggiuntiva che potrebbe non essere stata considerata in fase di valutazione iniziale.

La procedura di riesame è fondamentale per garantire equità e accesso ai benefici in maniera trasparente e giusta, soprattutto per quelle famiglie e individui che si trovano in una situazione di vulnerabilità economica e sociale.

Il lancio dell’assegno di inclusione, misura destinata a sostituire il reddito di cittadinanza, ha portato a un significativo volume di domande, con 779.302 richieste inviate nel solo mese di gennaio, ognuna accompagnata dalla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale. Questo elevato numero di candidature riflette l’ampio interesse verso il nuovo strumento di sostegno, ma ha anche evidenziato una serie di sfide legate alla gestione e al controllo delle istanze.

Dall’analisi e dai controlli preventivi eseguiti attraverso la piattaforma congiunta del Ministero del Lavoro e dell’INPS, emerge che un considerevole numero di domande sono state sospese per vari motivi, richiedendo ulteriori accertamenti o informazioni. Nello specifico:

  • 24.115 domande sono in attesa di ulteriori indagini per verificare la situazione di disabilità dei richiedenti o la conformità della composizione del nucleo familiare.
  • 77.331 domande necessitano di approfondimenti a causa di discrepanze nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU).
  • 801 domande sono state temporaneamente sospese per effettuare controlli aggiuntivi sulla residenza anagrafica dei richiedenti. L’INPS comunicherà direttamente agli interessati l’esito di queste verifiche, previste per la prossima settimana.
  • 22.762 domande sono in sospeso in attesa della verifica di certificazioni da parte degli enti competenti.

Per i casi sospesi, l’INPS provvederà a informare gli interessati riguardo alla sospensione e agli esiti delle verifiche. Importante è il fatto che dal 27 febbraio sarà possibile presentare una richiesta di riesame per quelle domande che sono state respinte o che presentano incongruenze. Questa opportunità offre ai richiedenti la possibilità di chiarire eventuali ambiguità o di fornire documentazione aggiuntiva per supportare la propria candidatura all’assegno di inclusione.

Questa fase di riesame rappresenta un’importante misura di salvaguardia per garantire che tutti coloro che sono effettivamente in condizione di bisogno possano accedere al beneficio, contribuendo così alla riduzione della povertà e all’inclusione sociale nel rispetto dei criteri stabiliti per l’assegnazione dell’assegno.

Con l’introduzione dell’assegno di inclusione, destinato a sostituire il precedente reddito di cittadinanza, si è aperto un nuovo capitolo nel sistema di welfare italiano. Dati pubblicati dal Ministero del Lavoro rivelano che, a gennaio, sono state presentate 779.302 domande, un numero significativo che testimonia l’importante bisogno di supporto tra i cittadini.

Tuttavia, non tutte le istanze hanno portato all’approvazione: 182.350 domande sono state respinte, principalmente per problemi legati alla Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), redditi oltre le soglie ammesse, o mancanza della dichiarazione lavorativa necessaria.

Dal 27 febbraio, chi si è visto rifiutare la domanda ha la possibilità di richiedere un riesame da parte dell’INPS, avendo a disposizione 30 giorni dalla comunicazione dell’esito negativo per farlo. Questo passaggio consente ai richiedenti di correggere eventuali errori o fornire documentazione aggiuntiva che possa ribaltare la decisione iniziale.

Parallelamente, è stato confermato che l’assegno di inclusione ha già raggiunto 480.000 nuclei familiari, con un importo medio erogato di 620 euro, dimostrando così di coprire più della metà della platea potenziale stimata in 737.000 famiglie.

La prossima tranche di pagamenti è prevista per il 27 febbraio per chi ha ricevuto la mensilità di gennaio, mentre le domande presentate a febbraio e accompagnate dalla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale (PAD) vedranno il pagamento effettuato il 15 marzo 2024.

Queste cifre sottolineano non solo l’ampio interesse per la misura ma anche le sfide operative nell’assunzione di un così elevato volume di richieste, evidenziando l’importanza dei meccanismi di verifica e controllo per assicurare che il supporto raggiunga chi ne ha effettivamente bisogno. La fase di riesame offre una fondamentale opportunità di correzione per coloro che, pur rientrando nei criteri di ammissibilità, si sono visti inizialmente negare l’accesso a questo cruciale sostegno finanziario.