Pensioni, Quota 41 dal 2023, cos’è, requisiti e come funziona

Sulla Riforma delle Pensioni 2023 si parla molto della Quota 41, il nuovo meccanismo che consente ai lavoratori dipendenti di andare in pensione in maniera anticipata rispetto ai normali tempi di pensionamento, ma nello specifico come funziona Quota 41? Quali sono i requisiti da possedere per poter accedere a questa forma di prepensionamento? Nell’articolo vediamo quali sono tutti i dettagli e le novità su Quota 41.

Pensioni, Quota 41 dal 2023, cos’è, requisiti e come funziona

Il dibattito sulla Riforma delle Pensioni 2023 è entrato nel vivo ed il Governo è impegnato non solo per trovare delle soluzioni che consentano ai lavoratori di andare in pensione in maniera anticipata ma anche di trovare le coperture finanziare per poter garantire i nuovi meccanismi che il governo deciderà di introdurre a partire dal prossimo 2023.

Tra le varie soluzioni che il governo sta mettendo in campo c’è anche la possibilità di introdurre Quota 41, ma esattamente come funziona e quali sono i requisiti per poter rientrare in questo nuovo meccanismo pensionistico?

Il governo starebbe valutando l’ipotesi di introdurre Quota 41 per tutti i lavoratori, si tratta di uno strumento di flessibilità in uscita che consentirebbe ai lavoratori di poter andare in pensione prima rispetto alle attuali regole in vigore, ma per poter aderire a Quota 41 il lavoratore dovrà aver accumulato 41 anni di contributi entro un certo termine (si presuppone entro il 31 dicembre 2023) escludendo, sembra, addirittura il requisito anagrafico.

In pratica si tratta di un sistema basato sulle quote con la maturazione di determinati requisiti entro un certo termine, come è stato per Quota 100 nel 2021 e 2022.

Secondo le ipotesi messe in campo dall’attuale Governo, c’è la volontà di effettuare una mini riforma delle pensioni 2023 in vista della scadenza al 31 dicembre 2022 di diversi strumenti pensionistici quali l’APE sociale, Opzione donna e Quota 102.

L’introduzione di Quota 41 eviterebbe un rischioso ritorno alla tanto odiata Legge Fornero che fissa l’età pensionabile a 67 anni.

Oltre all’adozione della Quota 41 il governo sta valutando anche come stabilirne il suo funzionamento, le opzioni a disposizione sono due, la prima prevede l’introduzione di Quota 41 maturando semplicemente 41 anni di contributi senza tenere in considerazione l’età del lavoratore, la seconda opzione prevede l’inserimento come requisito anche dell’età del lavoratore che potrebbe essere 61 o 62 anni di età.

Le due opzioni rappresentano per le casse dello stato una grossa differenza, infatti la prima opzione costa molto di più della seconda, per questo, come detto in precedenza il Governo sta lavorando anche alla ricerca delle coperture finanziarie, il nocciolo della questione da cui dipenderà quale delle due opzioni prendere in considerazione.

Una volta effettuate queste simulazioni il Governo dovrà effettuare le sue valutazioni basandosi sul modello economico compatibile con le risorse disponibili. Non appena vi saranno novità vi aggiorneremo.

Secondo le prime stime fatte il costo per lo stato sarebbe pari a poco meno di 5 miliardi di euro per il primo anno. Ma la riforma arriverebbe a costare circa 9 miliardi dopo una decina d’anni, per un totale di 65 miliardi di euro fino al 2033.