Riforma Pensioni, incontro Governo-Sindacati Oggi, le Ultime Novità

In questi giorni si è tenuto l’incotro tra i sindacati e il Governo Meloni, tema del giorno la Riforma delle Pensioni 2022-2023, secondo le ultime novità e notizie di oggi il Ministro dell’Economia Giorgetti ha firmato il decreto legge per l’aumento delle pensioni a partire dal 1 gennaio 2023, un aumento pari al 7,3% sull’importo INPS percepito dal pensionato, nell’articolo vediamo anche quali decisioni sono state prese in merito alla Riforma delle Pensioni che dal prossimo anno stabilirà il meccanismo e le regole che consentirà di andare in pensione sia agli uomini che le donne lavoratrici.

Riforma Pensioni, incontro Governo-Sindacati Oggi, le Ultime Novità

A margine dell’incotro Governo-Sindacati un dettaglio certo è l’aumento delle pensioni dal prossimo Gennaio 2023 di 7,3% per via della consueta operazione di rivalutazione delle pensioni, un meccanismo che ogni anno aumenta l’importo delle pensioni percepito sulla base di diversi fattori come l’aumento del costo della vita e dell’inflazione, che mai come quest’anno ha fatto registrare valori molto elevati che non si vedevano dagli anni 90.

Volendo fare qualche esempio pratico ad esempio sulla pensione minima che da 525,38 euro salià a 563,73 euro, con un aumento di 38,35 euro mensili ovvero di 498 euro in un anno (tredici mensilità).

Sempre in fatto di pensioni il decreto Aiuti-bis ha introdotto altre due misure in favore dei pensionati, la prima novità riguarda un bonus (un aumento, cioè, una tantum del 2% delle rate di pensione spettanti nell’ultimo trimestre 2022, alle sole pensioni d’importo lordo fino a 2.692 euro) e l’anticipo al 1° novembre del conguaglio della perequazione dovuto per l’anno 2022, con riconoscimento della rivalutazione dell’1,9% (il conguaglio-aumento è stato dello 0,2%).

Ricordiamo che la rivalutazione della pensione non viene  applicata uguale su tutte le pensioni, la rivalutazione è variabile a seconda di tre fasce di appartenenza in cui ricade l’importo della pensione.

Considerando l’importo della pensione in vigore al 31 dicembre 2022, cioè incluso il conguaglio di perequazione che è stato anticipato al 1° novembre, ne deriva, ad esempio, che il minimo sale da 525,38 a 563,73 euro.

Durante l’incotro si è anche discusso di come gestire al meglio il sistema pensionistico italiano, il governo ha evidenziato come le risorse per il settore pensionistico ogni anno siano sempre di meno, il rischio in futuro è che le prossime generazioni di pensionati si troveranno con importi mensili di pensioni fortemente inadeguate al costo della vita, che già oggi mette in crisi moltissimi pensionati che difficilmente riescono ad arrivare alla fine del mese.

Il governo ha evidenziato come occorra affrontare in maniera seria e pratica questo aspetto legato alle pensioni, altrimenti il rischio che le prossime pensioni siano più basse di quelle di oggi è del tutto concreto.

Riforma Pensioni 2023, Quota 102, Quota 103, Quota 41 e Opzione Uomo

Tra poco più di un mese sapremo quali saranno le nuove regole per andare in pensione a partire da Gennaio 2023, le novità saranno infatti contenute nella nuova Legge di Bilancio 2023 che dovrà essere approvata prima del 31 dicembre 2022.

Come abbiamo anticipato al momento sono diverse le soluzioni in campo che il Governo sta prendendo in considerazione, potrebbe esserci Quota 102, Quota 103, Quota 41 e Opzione Uomo, ma come funzionano esattamente questi nuovi meccanismi di prepensionamento e quali sono i requisiti da possedere?

Vediamo di seguito tutti i dettagli.

Tra le ipotesi più papabili al momento si sarebbe la proroga per Quota 102 nel 2023 o l’introduzione di Quota 103.

Nel caso venisse confermata Quota 102 i lavoratori dipendenti potrebbero andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi, Quota 102 è il provvedimento pensionistico anticipato valido sia per i lavoratori pubblici che privati, che aveva preso il posto di Quota 100.

I requisiti di 64 anni di età compiuti e 38 anni di contributi, devono essere maturati entro il 31 dicembre 2022, nel caso di proroga del provvedimento i requisiti verrebbero estesi fino al 31 dicembre 2023.

Su quota 102 pare che il Governo sia intenzionato a modificare alcuni requisiti al fine di avere una maggiore flessibilità del meccanismo pensionistico.

Secondo le intenzioni del Governo oltre ai lavoratori del 2022, avranno accesso anche altri lavoratori purché la somma dell’età e dei contributi dìa comunque 102.

In pratica sarebbe possibile uscire dal mondo del lavoro con ognuna delle combinazioni possibili tra 61 anni e 66 anni di età e tra 35 anni e 41 anni di contributi.  Ad esempio, si potrà andare in pensione anticipata con 62 anni d’età e 40 di contributi ma anche con 66 anni e 36 di contributi. La cosa essenziale è che la somma sia 102.

Il tutto per scongiurare il rischio di ritorno alla tanto odiata Legge Fornero (pensione a 67 anni).

La seconda ipotesi in campo per andare in pensione sarebbe l’introduzione di Quota 103 a partire da Gennaio 2023, con questa ipotesi i lavoratori, sia pubblici che privati, andrebbero in pensione con 41 anni di versamenti e 62 anni d’età (o anche con 61 anni di età e 40 di contribuzione).

La scadenza per la maturazione dei requisiti sarebbe fissata al 31 dicembre 2023.

Il meccanismo di Quota 103 sarebbe sulla falsa riga di Quota 100 prima e Quota 102 poi, i lavoratori potrebbero raggiungere il diritto al pensionamento quando la somma tra età anagrafica e contributi previdenziali risulti essere103.

Questa soluzione, tra l’altro, risulta meno “confusionaria” nella sua applicazione rispetto a Quota 102 flessibile, piace ai sindacati e rientra nelle risorse finanziarie a disposizione di Palazzo Chigi.

Infine parliamo anche “dell’Opzione Tutti” o “Quota 41 per tutti”, si tratta di una proposta che il Governo starebbe vagliando sempre come soluzione di pensionamento anticipato, questa proposta è stata avanzata dalla maggioranza di Governo e prevede un sistema di pensionamento anticipato per tutti coloro che hanno almeno 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica.

Una soluzione che oggi viene concessa solo ai lavoratori cosiddetti “precoci” che hanno iniziato a versare i contributi prima dei 19 anni di età. La spesa, tuttavia, sarebbe troppo alta e fuori budget da quanto emerge dalla prima bozza di Manovra 2023.

Opzione tutti costerebbe, infatti, oltre 5 miliardi di euro e permetterebbe a circa 200.000 persone di andare in pensione. Per adesso, quindi, sembra un’ipotesi poco realistica.